Localizzatore apicale per odontoiatri e dentisti
L’endodonzia è quella branca dell’odontoiatria che prende in considerazione lo spazio interno al dente. Si tratta di quella che viene chiamata polpa, un tessuto molle dove passano vasi sanguigni e nervi. A causa di infiammazioni ed infezioni, può essere necessario intervenire proprio in questo spazio interno del dente. Per intervenire, è però necessario conoscere la lunghezza del dente e avere un suo schema anatomico. Come riuscire in questa impresa? Un tempo era necessario sottoporre il paziente a molte radiografie. Oggi è invece possibile evitare un numero eccessivo di radiografie grazie all’utilizzo di un rilevatore apicale.
maggiori informazioniLocalizzatore apicale, di cosa si tratta
Dobbiamo ammettere che si tratta di uno strumento che non è ancora presente in ogni studio dentistico. Si sta diffondendo però in modo sempre più capillare. È un bene, perchè il suo utilizzo comporta davvero molti vantaggi. Si tratta di uno strumento di piccole dimensioni. È composto da due elettrodi. Un elettrodo deve essere inserito nel canale. L’altro invece viene posizionato alla bocca del paziente. A questo punto è possibile accendere lo strumento e ottenere una misurazione del canale, espressa in millimetri.
Si ha modo anche di capire come è fatto il canale. Anche se molto somiglianti tra loro, è impensabile che i canali siano infatti identici. Ogni canale ha ben precise caratteristiche che lo differenziano da ogni altro. Prima di poter effettuare questa misurazione, è fondamentale però che il dentista o l’odontoiatra controlli che non vi siano degli ostacoli alla misurazione. Sangue, saliva, frammenti di dente e simili, possono infatti comprometterla. È sufficiente risolvere il problema con un’adeguata pulizia e con un trattamento ad hoc del canale. A questo punto la rilevazione è possibile e risulta precisa e affidabile.

Localizzatore apicale, tutti i vantaggi che il suo utilizzo comporta
Il localizzatore d’apice dentale permette di minimizzare il numero di radiografie a cui è necessario sottoporsi. Attenzione, minimizzare, non eliminare alla radice la necessità di effettuare radiografie. Una sostituzione completa della radiografia endorale periapicale è almeno per il momento impossibile. Il localizzatore apicale va a completare l’esame radiografico e solitamente permette di effettuarne uno soltanto. Si procede infatti nella maggior parte dei casi ad effettuare una radiografica pre trattamento e a sottoporsi al localizzatore. A meno che non si notino delle possibili complicanze, questi esami sono sufficienti per il pre-trattamento. È tuttalpiù possibile che il dentista consigli una radiografia di controllo post-trattamento.
Cosa significa minimizzare il numero di radiografie a cui il paziente deve sottoporsi? Semplice, significa minimizzare la quantità di radiazioni. Le radiazioni, come tutti ben sanno, sono nocive se in quantità eccessive. Possono comportare molte problematiche per la salute dell’organismo. Non si tratta in realtà soltanto di questo. Doversi sottoporre a molte radiografie, significa allungare notevolmente le tempistiche di intervento. Significa anche veder lievitare il prezzo delle spese odontoiatriche che è necessario sostenere. Con il localizzatore apicale è possibile insomma risparmiare tempo e soldi.
Localizzatore apicale, a chi dobbiamo questa invenzione?
Custer durante i primi anni del ‘900 affermò e dimostrò che i tessuti periapicali sono in possesso di una maggiore conduttività rispetto ai tessuti intracanalari. Custer notò anche che la conduttività tendeva a diminuire spostandosi in senso apico-coronale. È stato proprio Custer quindi a gettare le basi per la misurazione elettrica della lunghezza del canale radicolare. Nel 1942 Suzuki dimostrò che si crea una resistenza elettrica costante tra un elettrodo inserito nel canale e un elettrodo posizionato nella mucosa orale.
Sulla base di tutte queste considerazioni e scoperte, Sunada realizzò nel 1962 il primo localizzatore apicale della storia. Dopo questa realizzazione, arrivarono sul mercato molti modelli di localizzatore. Permettevano di determinare la posizione dell’apice e utilizzavano la corrente continua. Avevano però molti limiti. Prima di tutto era necessario tararli ad ogni utilizzo. Inoltre permettevano di ottenere una misurazione precisa solo nel caso in cui il canale fosse completamente asciutto. Arrivarono in seguito i localizzatori di seconda generazione. Questi utilizzavano la corrente alternata. Permettevano di misurare anche l’impedenza ed erano più precisi. I limiti però degli strumenti di prima generazione restavano. Ecco perché dentisti e odontoiatri hanno preferito per molto tempo continuare ad utilizzare le radiografie. Oggi però la situazione è ben diversa.
Questi limiti sono stati superati. I modelli di terza generazione disponibili in commercio infatti permettono di ottenere un’affidabilità del 90%. Si tratta di strumenti precisi, affidabili, sicuri. Si tratta di strumenti che consentono di ottenere una misurazione in poco tempo e minimizzando i disagi per il paziente. È vero però che sono strumenti con cui il dentista deve prendere dimestichezza. È necessario insomma imparare ad usarli. Ma dopotutto questo non è forse tipico di ogni innovazione tecnologica. Dopo aver preso un po’ di dimestichezza con lo strumento, il suo utilizzo diventa intuitivo. Anche la lettura dei dati risulta semplice. È sempre presente un display, nei modelli di ultima generazione ampio e touch.
Localizzatore apicale di terza generazione: ecco perché è utile
I modelli di localizzatore apicale di terza generazione permettono di ottenere una misurazione semplice e precisa della lunghezza del canale. Questo significa poter inserire ogni strumento per il trattamento della polpa sapendo con esattezza a quale profondità intervenire. Si hanno insomma indicazioni precise per un trattamento mirato. Non si tratta solo di performance. Si tratta anche di evitare al paziente un dolore eccessivo. Il paziente può sentirsi insomma maggiormente a suo agio a sottoporsi a questo genere di trattamenti. Si ha modo di intervenire con tempistiche più brevi. Il paziente non deve quindi necessariamente stare male per settimane prima di ottenere una risoluzione definitiva del problema. Il paziente risparmia tempo, salute e denaro. Non è uno strumento utile, è uno strumento ormai diventato indispensabile.